Nato dall’iniziativa di un gruppo di scienziate e scienziate italiani di fama internazionale, in sinergia con la Società Astronomica Italiana e la Città Metropolitana di Reggio Calabria – Planetario Pythagoras, il Premio ha come obiettivo quello di promuovere la cultura scientifica.
I dodici studenti hanno formato una giuria e ognuno di loro ha esaminato cinque opere di divulgazione scientifica proposte dagli organizzatori. Successivamente la Giuria Liceo Vermigli ha individuato l’opera preferita tra le cinque e ha redatto una recensione.
Lo scorso maggio tutte le giurie degli Istituti che hanno partecipato (circa una quarantina sia in Italia che all’estero), hanno designato l’opera vincitrice del PREMIO COSMOS PER GLI STUDENTI che quest’anno è stato assegnato al libro di Abraham Loeb dal titolo Non siamo soli.
Qui di seguito, i nomi della Giuria Liceo Vermigli e la loro recensione:
Lehonschi, Comito, Santinelli, Schneider (classe II)
Bürgi, Mazzei, Poggi, Casciello, Di Lena (classe III)
Feo, Bini, Biscaro (classe IV)
“Non siamo soli è un libro scritto da Avi Loeb, un astrofisico e professore presso l’Università di Harvard. Nel libro, Loeb esplora l’ipotesi che ci potrebbero essere o essere state nel passato altre civiltà non terresti nell’universo. L’opera di Loeb si basa principalmente sull’analisi di un oggetto interstellare chiamato ‘Oumuamua,’ che è stato rilevato durante un suo rapido passaggio nel nostro sistema solare nel 2017. L’autore suggerisce che ‘Oumuamua’ potrebbe essere un oggetto di origine extraterrestre con le conseguenti implicazioni. Ma chi è l’autore?
Abraham “Avi” Loeb è un fisico teorico israelo-americano, molto apprezzato per i suoi studi nei campi dell’astrofisica e della cosmologia e nel corso della sua illustre carriera ha dato contributi significativi al progresso scientifico. Attualmente ricopre la prestigiosa posizione di Frank B. Baird Jr. Professor of Science presso l’Università di Harvard. Oltre al ruolo di presidente del dipartimento, Loeb è anche il direttore fondatore della Harvard’s Black Hole Initiative, un’iniziativa innovativa istituita nel 2016. Questa iniziativa funge da piattaforma per la ricerca e l’esplorazione all’avanguardia dei misteri dei buchi neri, cementando ulteriormente la posizione di Loeb come pioniere nel mondo dell‘astrofisica.
Ad arricchire la sua impressionante lista di successi, nel 2015 Loeb è stato insignito del prestigioso ruolo di direttore della Breakthrough Initiatives, una divisione della Breakthrough Prize Foundation. In conclusione, i notevoli risultati ottenuti da Abraham “Avi” Loeb, i suoi ampi ruoli accademici e le sue ricerche innovative lo rendono una figura eminente e autorevole nel campo dell’astrofisica e della cosmologia.
È stato nel 2018 che Loeb ha veramente catturato l’attenzione dei media, in quanto ha audacemente avanzato l’idea che „navicelle“ extraterrestri potrebbero effettivamente essere transitate all’interno del nostro stesso Sistema Solare, utilizzando come esempio convincente il comportamento singolare e anomalo dell’oggetto di origine interstellare noto come ‘Oumuamua’, e di questo parla nel suo avvincente libro “Non siamo soli”. Loeb affronta quindi uno degli interrogativi più profondi dell‘universo, forse l’interrogativo più importante: Siamo soli? E cioè in tutta l’estensione dello spazio e in tutto l’arco temporale dell’esistenza dell’universo, ci sono o ci sono mai state altre civiltà coscienti che, come la nostra, hanno esplorato le stelle e lasciato prove dei loro tentativi? L’autore, attraverso un’analisi dettagliata dell’anomalo passaggio di Oumuamua, corrobora l’ipotesi che la risposta alla domanda posta sia affermativa.
Avi Loeb ha esaminato i dati del passaggio dell’oggetto di origine interstellare e ha concluso che non si può trattare di un normale asteroide e neppure di una cometa. La sua traiettoria insolita e l’assenza di gas o detriti indicano che non può essere di origine naturale e quindi che molto probabilmente si trattava di un prodotto realizzato da una civiltà extraterrestre. Le idee di Loeb sono state accolte con varie reazioni nella comunità scientifica. Alcuni scienziati hanno apprezzato il suo approccio audace e la promozione di una discussione aperta sull’argomento, mentre altri hanno sollevato critiche sulle sue conclusioni.
L‘autore affronta quindi una seconda questione e cioè come mai gli scienziati così di rado, e con evidente sufficienza, si siano impegnati a cercare una risposta alla domanda se siamo soli, e da dove nasce la forte resistenza della comunità scientifica nei confronti della teoria della vela fotonica proposta dall’autore così come la riluttanza degli scienziati a leggere i messaggi di ‘Oumuamua’?
Possibili risposte a tutte queste domande sono racchiuse in questo libro.”
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